Il lavoro di Parres, intriso di vibrazioni di colori, corredato con scritte e con elementi personali come le spugne stesse usate per dipingere, interpreta la nostalgia o la melanconia della poesia, la sparizione di qualcosa e al contempo la ricerca del se o delle mancanze, con elementi visivi.
L’assenza o le presenze che si trovano nell’esposizione rappresentano quello che c’è e quello che non c’è nella vita di tutti.
L’artista Alberto Parres si cimenta negli spazi di Hybrida contemporanea con un installazione apposita, che parte dalla lettura di alcune poesie o affreschi scritti dal curatore Fabrizio Pizzuto. Le sei poesie mostrano la sparizione di elementi del passato o della storia personale dell’io narrante.
PETROLIO
Per l’occasione Parres mostra dipinti apparentemente ripetitivi: il rosso, l’argento (metallo bianco), il grigio e il nero predominano la tela, ad ec cezione di un piccolo blu cielo, in basso a destra o sinistra dei dipinti. Le opere, al muro, creano una orizzontale continua, spezzata solo dalle diverse dimensioni.
Pavimento dipinto di metallo bianco al centro della stanza, una vasca di ferro. Un liquido rosso sangue con chiazze di olio nero che ricordano la pratica ancestrale di togliere il maloc chio, nelle pratiche sciamaniche. Ad angolo di stanza una scultura in gesso di 110 cm di lunghezza e un diametro di circa 190 cm dipinta di nero ad evocare la Pietra Nera.
La scultura è stata realizzata recitando un atto di fede, durante tutte la fase della realizzazione, per imprimerle a modo d’ incantesimo la natura magica primordiale, purificatrice. I dipinti sono realizzati a strati cromatici, con la ferma convinzione che i colori anche se coperti interamente da altri colori, continuano a emanare un flusso cromatico, percepibile solo dal nostro plesso solare.
La pietra nera, evoca un grumo di petrolio compresso e solidificato, dove dentro è rimasta impigliata l’essenza del male stesso, costringendo l’uomo ignorante a girarle intorno. Nella vasca di ferro, il sangue delle vittime del petrolio e dell’olio nero che galleggia in chiazze a memoria di una pratica sciamanica, come salvezza di un pianeta in agonia.
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