Vittorio Sgarbi sulla mostra di Alfonso Mangone – VENEZIA
Venezia non e una citta. E uno stato d’animo. E Venezia non e luogo di alcuni, e tanto meno di quelli che vi sono nati, dei veneziani. Venezia e di tutti. E Venezia non e neppure reale: e un sogno. Cosi, chiunque la veda, chiunque la viva, anche per un tempo breve, anche per una giornata, la porta dentro come una parte essenziale di se. Parimentri, nonstante Canaletto, nonostante Francesco Guardi, e gli altri vedutisti veneziani, nonostante persino Turner, Venezia non e stata compiutamente dipinta da nessuno.
Ogni artista puo darne una immagine nuova, per quanto Venezia e inesauribile. Modernamente ci si e misurato De Chirico, non temendo l’effeto cartolina.Piu libero ed evocativo e apparso Filippo De Pisis. E proprio dalle sue intuizioni sembra partire Alfonso Mangone, con una serie interminabile di dipinti che hanno il pregio della velocita, d’intuizione e di esecuzione.
Mangone sembra averla vista per primo, come se nessun altro l’avesse dipinta. Per lui, Venezia e essenzialmente colori e luce, in un impeto che si transforma in stile. La pittura e nel gesto che ha un’intima forza strutturale. Mangone e abile.
Esprime emozionie construisce palazzi. Non perde tempo. Dipinge emozioni e non illustra. Ma fa ben sentire la citta d’acqua, da punti di vista che consentono visioni instabili. Dipinge l’aria, il vento, le correnti e le ombre, talvolta con una frenesia emotiva che esprime ansia piuttosto che piacere.
Alla fine, della sua pennellata libera potremmo dire che fa nascere una Venezia che non c’e. O che non c’era prima che Mangonne la vedesse.
Citta di Venezia, tante volte vita, un’immagine mai prima vista.
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