Luigi Campanelli si può concedere il lusso di essere “inattuale” in quanto, con grande disinvoltura e capacità tecnica e con un linguaggio del tutto personale, riesce a reinterpretare l’ampio repertorio formale dei maestri dell’arte del Novecento: da Picasso a Carrà e Savinio, da Morandi a Depero.
Recuperando i valori essenziali della pittura elabora forme enigmatiche, geometrie pure ed essenziali che vengono interrogate per mostrarci paesaggi desolati e atmosfere impalpabili.
L’artista, ricreando quell’unità tra forma e figura implicita nell’astrattismo ed esplicita nel cubismo, può comporre liberamente le relazioni fra i vari elementi come fossero metafore di un universo fantastico, creature di passaggio fissate tra il visibile e l’invisibile, risolte con un rigore assoluto e con una purezza formale che evoca e fa rivivere sentimenti legati ad una profonda spiritualità.
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