dal 13 di maggio al 2 giugno 2010
Fiori leggeri, fiori di luce, elementi ecocompatibili, come indica la complessità semantica del termine “light”. Questi fiori sono ispirati dai cactus e in particolare dall’Astrophytum Miriostigma, una pianta capace di sopravvivere in condizioni assai difficili e dalla forma elementare composta, molto simile ad una stella. Marco Appicciafuoco elabora questa forma di base divisa in cinque lobi, costruendo stelle di gres che si “accendono” grazie a led luminosi colorati che ne solcano le giunture. Dunque, queste “stelle” sono un concentrato di sopravvivenza faticosa e di adattamento: forme necessarie, sintomo di un ambiente ostile nel quale trovare una forma significa organizzare l’esistenza. Forme lobate che, a loro volta, richiamano anche – sostiene Appicciafuoco – il modulo dell’orinatoio-fontana di Duchamp, readymade nato, appunto, da mutazione e riadattamento. Piante del deserto che, simili alla Ginestra di Leopardi, sono una forma di civiltà in un ambiente violento, ostile e arido.
Light Flowers, come indica il nome, appartengono all’ibridazione di mondi tecnonaturali: transizioni di materie dure e luce. Alimentati da pannelli solari, sono piante naturali/artificiali che uniscono l’energia del sole con il gres e i led luminosi.
Nelle sue Lezioni Americane, Italo Calvino ha celebrato la leggerezza nella figura di Perseo che per vincere Medusa si sostiene su ciò che vi è di più leggero, come i venti e le nuvole, e spinge il suo sguardo solo su un’immagine evanescente, quella creata dallo scudo-specchio per evitare di essere pietrificato. Per Calvino questa leggerezza che vince la pietra è propria della scienza, della filosofia e delle arti che attraverso lo specchio di un mondo immaginato si oppongono all’apparente irreversibilità del reale, progettando un’alternativa fondata sul valore del divenire, del transitorio, del fugace. Il laboratorio della creatività ha questa funzione sociale e pertanto, richiamando Joseph Beuys, ha una natura inevitabilmente politica poiché è la creazione necessaria di un altro mondo.
Light Flowers sono dunque forme della mutazione. Macchine/organismi ecologici – come i cactus - che nel loro funzionamento concreto si pongono al di là delle metafore estetiche. Qui, in maniera originale, la ricerca di Appicciafuoco che ha attraversato metodi e tecniche antiche e recenti, dalla manipolazione dell’argilla, all’uso dell’acciaio e alla materializzazione della luce, si incontra con i processi autopoietici propri della bioarte. Light Flowers colgono quei processi nel mondo delle materie trovate, restituite in maniera antiespressiva e connesse con la pila del Sole che alimenta la vita sulla Terra. Perciò, in questo funzionamento concreto, le metafore vengono meno e la presenza differente e mutante dei cactus si rivela con tutta la sua carica progettuale alternativa.
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